Cos’è l’IVA?

L’imposta sul valore aggiunto, conosciuta più comunemente come IVA, rappresenta un’imposta che colpisce il consumo dei beni e dei servizi. Essendo un’imposta indiretta, il suo versamento all’Erario viene effettuato da chi eroga servizi o vende dei beni. Quest’ultimo, inoltre, è tenuto ad adempiere ad una serie di obblighi formali, come ad esempio la  comunicazione IVA ogni trimestre e la dichiarazione IVA annuale.

Il Credito IVA

Nella dichiarazione IVA vengono raccolti tutti i dati e le informazioni, relativi ad un anno d’imposta, di un soggetto titolare di partiva IVA. In tale documento avviene la compensazione tra IVA a credito e IVA a debito.  Potrebbe capitare che la somma a credito sia superiore rispetto a quella a debito e che quindi il contribuente vanti un credito nei confronti dell’Erario. Cosa si può fare in questo caso? Il contribuente sicuramente può utilizzare questo credito per compensare l’IVA a debito degli esercizi futuri. Seppur questa rappresenti spesso la soluzione più conveniente, non è l’unica strada a disposizione del contribuente.

In alternativa, infatti,  il contribuente può chiedere il rimborso del credito IVA, ma solo se questo risulta superiore a 2.500 euro e solo in alcuni casi elencati dall’articolo 30 del D.P.R. n.633 del 1972.

Quando è possibile chiedere il rimborso?

Quando un soggetto titolare di partita IVA:

  1.    pone in essere esclusivamente o prevalentemente operazioni di vendita con aliquote IVA inferiori a quella applicata sulle operazioni di acquisto. Ad esempio: un soggetto effettua delle operazioni di acquisto sui cui si applica IVA al 22%, ma sulle operazioni di vendita vede applicare IVA con aliquota inferiore al 22%;
  2.   effettua delle operazioni che non sono imponibili ai fini IVA secondo quanto disposto dagli articoli 8, 8bis e 9 del d.p.r. n.633 del 1972. Un classico esempio è rappresentato dalle esportazioni. In questi casi, però, è necessario che le operazioni non imponibili siano superiori al 25% dell’ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate dal contribuente;
  3.  acquista o importa beni ammortizzabili o comunque beni per studi e ricerche;
  4. effettua prevalentemente prestazioni nei confronti di soggetti passivi non stabiliti nel territorio dello Stato.

I “Rimborsi accelerati”, cosa sono?

Il credito IVA può maturare anche in periodi più brevi, rispetto alla dichiarazione annuale.  Infatti, il credito IVA può venir fuori mensilmente o trimestralmente. Anche in questo si può chiederne il rimborso. Ed anche in questo caso il rimborso può essere richiesto solo nei casi riportati dall’articolo 38bis comma 2 del dpr n.633 del 1972, ovvero quando un soggetto:

  1.  pone in essere esclusivamente o prevalentemente operazioni di vendita con aliquote IVA inferiori a quelle applicate sulle operazioni di acquisto;
  2.  effettua operazioni non imponibili ai fini IVA (ai sensi degli artt. 8, 8bis e 9 del d.p.r. n.633 del 1972). Anche In questi casi è necessario che le operazioni non imponibili siano superiori al 25% dell’ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate dal contribuente;
  3.  acquista o importa beni ammortizzabili per un ammontare superiore ai 2/3 dell’ammontare complessivo degli acquisti e delle importazioni di beni e servizi imponibili ai fini IVA;
  4. effettua prestazioni nei confronti di soggetti passivi non stabiliti nel territorio dello Stato, per un importo superiore al 50 % dell’ammontare di tutte le operazioni effettuate. In questo caso le prestazioni da compiere devono essere le seguenti: prestazioni di lavorazione relative a beni mobili materiali, prestazioni di trasporto di beni e relative prestazioni di intermediazione, prestazioni di servizi accessorie ai trasporti di beni e relative prestazioni di intermediazione, ovvero prestazioni di servizi di cui all’articolo 19, comma 3, lettera a-bis).

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